Vecchia Liuteria Goriziana - Ancient Luthier's craft in Gorizia - 1939
Categoria Liuteria
29,00 €
10,00 €
Risparmia 19,00 €
Autore: Mario Ranieri Cossàr
Casa Editrice: Cremonabooks
Testo: Italiano e Inglese
Pagine: 34
Antonio Pelizon (Castel Rubbia, 28 gennaio 1763 – Gorizia, 27 ottobre 1850) è stato un liutaio italiano, caposcuola della liuteria goriziana. Nacque a Castel Rubbia, in provincia di Gorizia (parte dell'Impero Asburgico, regnante Maria Teresa d'Asburgo) nel 1763. Anni dopo si stabilì nel capoluogo, dove si sposò e iniziò a riparare alcuni strumenti musicali. Gorizia allora contava poco più di 5000 abitanti, ma l'attività musicale era assai fiorente ed esisteva una "Scuola dei maestri falegnami". I suoi violini, secondo alcuni, si ispiravano ai modelli di Amati eStradivari, secondo altri alla scuola napoletana di Gennaro Gagliano, egli tuttavia seppe dedurre dai diversi strumenti un modello con personalità e carattere propri. Ebbe tre figli dalla prima moglie e ben 17 dalla seconda. Quattro di essi si dedicarono all'attività paterna: Giuseppe, Antonio II, Carlo e Filippo, ma non raggiunsero nella costruzione dei loro violini la qualità del padre. Nei musei di Gorizia sono conservati due suoi violini.
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Antonio Pelizon (Castel Rubbia, 28 gennaio 1763 – Gorizia, 27 ottobre 1850) è stato un liutaio italiano, caposcuola della liuteria goriziana. Nacque a Castel Rubbia, in provincia di Gorizia (parte dell'Impero Asburgico, regnante Maria Teresa d'Asburgo) nel 1763. Anni dopo si stabilì nel capoluogo, dove si sposò e iniziò a riparare alcuni strumenti musicali. Gorizia allora contava poco più di 5000 abitanti, ma l'attività musicale era assai fiorente ed esisteva una "Scuola dei maestri falegnami". I suoi violini, secondo alcuni, si ispiravano ai modelli di Amati eStradivari, secondo altri alla scuola napoletana di Gennaro Gagliano, egli tuttavia seppe dedurre dai diversi strumenti un modello con personalità e carattere propri. Ebbe tre figli dalla prima moglie e ben 17 dalla seconda. Quattro di essi si dedicarono all'attività paterna: Giuseppe, Antonio II, Carlo e Filippo, ma non raggiunsero nella costruzione dei loro violini la qualità del padre. Nei musei di Gorizia sono conservati due suoi violini.
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